Ormai migliaia di
persone vivono a Roma in tane metropolitane che sono diventate parte
integrante del tessuto urbanistico della città. Le strade laterali alle
stazioni Termini e Tiburtina, al tramonto, diventano penosi dormitori a
cielo aperto.
Una popolazione di disperati sparisce nella penombra e
va regolarmente ad accucciarsi davanti agli ingressi dei grandi
magazzini, altri spariscono tra gli alberi di Villa Pamphili e Villa
Borghese, sotto i cavalcavia, tra i ruderi archeologici.
I romani
passano, osservano e tirano diritto. Siamo dentro la normalità
dell’emergenza, abbiamo ceduto all’idea che l’emarginazione sia
inevitabile, abbiamo smarrito la capacità di credere che la povertà
debba comunque avere una soglia di dignità.Tutto questo è inaccettabile.
Prima di pensare a pedonalizzare magnificamente
il centro storico, prima di sedersi a trattare con gli imprenditori
americani che qui vorrebbero realizzare un nuovo grandioso stadio, prima
di aumentare i taxi e abbassarne le tariffe, prima di sferrare un colpo
alla sosta selvaggia dei pullman, eliminare i tavolini abusivi dei bar,
riempire le buche che rendono insicure le strade, restaurare il
mausoleo di Augusto e finire magari di costruire qualche stazione della
metropolitana, prima insomma di rendere questa città più simile alle
grandi capitali europee, sarebbe opportuno e giusto cominciare a
renderla più civile e dignitosa per tutti.
Dall'edizione odierna del Corriere.it
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